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VITA NEI CAMPI, VERGA

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Tra i metodi per rappresentare la realtà non esiste solo la fotografia, infatti anche gli scrittori della seconda metà del 1800, i veristi, volevano descrivere la vita, soprattutto quella della classe sociale contadina. Uno degli esponenti del Verismo è sicuramente Giovanni Verga, nato nel 1840 a Catania in una famiglia nobile. Abbandona gli studi per dedicarsi alla sua passione della letteratura, scrive sia romanzi come i Malavoglia, il più famoso, delle opere teatrali e delle novelle tra cui c’è Vita nei Campi. Verga inizia a scrivere opere veriste dopo essere stato lontano dalla sua casa e aver visto la diversa realtà di vita del nord Italia. Nei suoi scritti descrive la realtà in modo oggettivo, senza esprimere i suoi sentimenti a riguardo. Verga era infatti un Pessimista e credeva che il mondo non poteva essere migliorato e cambiato, proprio per questo è molto oggettivo. Questo viene chiamata “Poetica dell’Impersonalità” con una successiva “Regressione dell’Autore”.

La sua raccolta di novelle più importanti è Vita nei Campi, pubblicata per la prima volta nel 1880 e poi modificata, fino alla versione definitiva del 1897. Le novelle sono 8 e raccontano la vita delle campagne siciliane:

Fantasticheria

Jeli il pastore

Rosso Malpelo

Cavalleria rusticana

La lupa

L'amante di Gramigna

Guerra di santi:

Pentolaccia

La novella più importante è Rosso Malpelo. Il protagonista di questa novella è un giovane ragazzo, per niente amato dalla società e chiamato così per il suo colore di capelli che a quel tempo non era ben visto. Dopo la morte del padre, non avendo nessun altro che gli voleva bene, perché anche sua sorella e sua madre lo trascuravano, divenne cattivo con tutti. Rosso Malpelo conobbe poi un ragazzo a cui insegnò la legge del più forte che anche lui seguiva e conosceva bene. Il ragazzo purtroppo per una malattia morì e Rosso si dispera, finché un giorno sparisce dalla circolazione.

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